Un week end lungo a San Pietroburgo era un’idea che mi frullava in testa da un po’ di tempo. La descrizione di questa città fatta dai tanti clienti che l’avevano vista, di solito in abbinata con Mosca, mi incuriosiva e mi attirava.
E’ stato facile attirare un bel gruppetto di 26 turisti curiosi come me e proporre il viaggio da giovedì a domenica grazie ai comodissimi voli diretti di Siberia Airlines da Verona.
La collaborazione con Volonline, tour operator tra i nostri top partner, ha fatto il resto e il programma è nato quasi da solo. Ingredienti: un gruppo simpatico e puntuale, i voli diretti, un buon hotel di categoria 4 **** l’Azimut in posizione molto prossima al centro con colazione e cena a buffet con piatti russi e internazionali, con camere piccole ma carine e pulite, un pullman confortevole a disposizione con bravo autista dotato di baffi russi d’ordinanza e, soprattutto, un’ottima guida-angelo, la nostra Irina “pietroburghese da cinque generazioni”, innamorata della sua città e con tanta voglia di trasmetterci il suo amore.
Il periodo di ottobre poteva essere pericoloso, a volte ci sono già le prime nevicate con temperature sottozero, ma la fortuna aiuta gli audaci e abbiamo trovato quello che speravamo: un clima fresco, giornate ancora lunghe, due gocce di pioggia il primo giorno e tanti sprazzi di sole che ci hanno permesso di ammirare i colori dell’autunno russo.
La città è giovane, costruita nel 1704 da Pietro il Grande a imitazione delle più importanti capitali europee dell’epoca, Parigi e Amsterdam in primis.
I viali sono enormi e i marciapiedi spaziosi e pulitissimi, i palazzi sono armonici di stile e dimensioni, colorati per rallegrare i lunghi mesi bui dell’inverno baltico, i numerosi negozi di gastronomia, libri e souvenir nei vari stili architettonici ci fanno spendere i nostri rubli, i bei bar in legno ci ristorano con un buon thé e la comoda metropolitana ci aiuta a riposare un po’ le gambe.
Le chiese con le loro cupole dorate, i mosaici interni coloratissimi, i palazzi con saloni ricoperti di specchi, di stucchi, di ambra e i racconti di Irina ci riportano indietro nei secoli a seguire le vicissitudini intricate della dinastia dei Romanoff da Pietro il Grande politico lungimirante e moderno, a Caterina la Grande con i suoi tanti amanti ai quali regalava palazzi come fossero cioccolatini, alla zarina Elisabetta con la sua passione per l’azzurro che ha colorato la città, fino alla sfortunata famiglia di Nicola II trucidata dopo la Rivoluzione di Ottobre del 1918.
Il giro in barca sui canali e sul fiume Neva, sul quale in inverno il ghiaccio arriva a 70 cm di spessore, ci permette di vedere la città da un altro punto di vista e capire l’importanza delle vie d’acqua e dell’affaccio al mare, e la possiamo ammirare nella sua grandezza.
Il mitico Museo Hermitage nella reggia imperiale è uno dei più grandi musei al mondo con 1076 stanze ed è stato calcolato che ci vorrebbero 8 anni e 8 giorni per vedere tutte le opere fermandosi un minuto davanti a ognuna, ma la nostra Irina ha scelto per noi i capolavori più interessanti con un occhio di riguardo all’arte italiana e i nostri concittadini Leonardo da Vinci, Caravaggio,Raffaello, Canova, Tiziano ci regalano emozioni fortissime.
I palazzi estivi fuori città , la reggia di Puskin di Caterina la Grande e il Palazzo Peterhof di Pietro il Grande ci svelano giardini incredibili con viali fioriti, statue nascoste e scherzi d’acqua, colorati dai raggi autunnali e dai loro riflessi sull’acqua delle mille fontane, e dei laghetti.
La chicca che ci ha permesso di capire ancora più a fondo il popolo russo è stata la visita insolita al Museo della Vodka, che ha stupito la nostra Irina perché pochissimi gruppi la fanno. In realtà volevamo sapere perché alla Russia si associa subito la vodka e abbiamo finalmente capito che vodka è condivisione, vodka è brindare in compagnia, vodka è scandire i ritmi del pastocon un entusiasmo sempre crescente. Il consumo non si limita quindi al sorseggiarla, ma comprende tutta una serie di usanze che rendono il consumo di vodka un vero e proprio rituale. La tradizione prevede che vada servita molto fredda e debba essere bevuta tutto d’un sorso, accompagnandola con piccoli spuntini che aiutino a riempire lo stomaco: dal pane nero, alle aringhe, ai cetriolini sotto aceto, alle olive. Tutti abbiamo apprezzato sia le spiegazioni che gli oggetti presenti che, soprattutto, la degustazione!
Rientriamo dopo quattro giorni con il cuore pieno di bellezza e di emozioni, gli occhi che hanno colto colori inaspettati, la voglia di leggere e di sapere di più sulla Russia e quell’amore per San Pietroburgo che la nostra Irina “pietroburghese da cinque generazioni” ci ha regalato quando ci ha letto navigando tra i canali “L’inno a San Pietroburgo del grande poeta Alexander Puskin
“T’amo creatura di Pietro,
Amo il tuo grave ed armonico aspetto,
Il regale corso della Neva,
Delle tue rive il granito,
Delle tue cinte il rabesco di ghisa,
Delle tue notti malinconiche
Il diafano crepuscolo e lo splendore illune,
Quando nella mia stanza, scrivo, leggo senza lampada,
E sono chiare le dormienti moli,
Delle strade deserte, e luminosa dell’Ammiragliato la cuspide,
E, alla notturna tenebra non concedendo il passo
Nel dorato cielo,
L’una alba a dare il cambio all’altra
S’affretta, dando alla notte mezz’ora.
Amo del tuo rigido inverno
L’immota aria ed il gelo,
Il corso delle slitte lungo la larga Neva,
Delle fanciulle i volti più vivi delle rose.”
Michela – San Pietroburgo – 3/6 ottobre 2019
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